21 aprile 2010

IL RICATTO

C ha quasi 40anni, fisico importante. Non da palestrato, ma giusto.
Insomma uno che potrebbe facilmente mettere in soggezione alcune persone.
Potrebbe , ma non accade.
Perché C è un gigante buono. Uno di quelli che in paese apostrofano braccia rubate all’agricoltura , ma anche mona, alto & ciula e via dicendo.
E poi è fatto un po’ alla vecchia maniera , per quanto riguarda alcuni valori:
Rispettoso, onesto, genuino, sincero.
È talmente onesto, o poco furbo, che se ne combina una , fa immediatamente rapporto al suo responsabile e si scusa, anche quando potrebbe facilmente imboscare o tacere l’accaduto. Purtroppo è fatto così, mi dice.
Uno di quelle persone, oramai poche , cui la parola data vale quanto e più di un contratto firmato.
Però a volte è anche impulsivo, quando pensa di essere vittima di un sopruso o quando si accorge che la sua onestà è stata tradita o sfruttata, esplode e ha le mattane.
E questo lo porta a vivere situazioni paradossali, specie negli ambienti di lavoro dei giorni d’oggi.
Come è proprio successo qualche settimana fa.
C , racconta, viene chiamato dal titolare che ha ricevuto una lamentela da un cliente. Chiede a C di verificare se è vero ciò che dice il cliente, ovvero che C ha fatto mettere in produzione e spedito un articolo errato, del valore di più di 1000 euro.
C controlla e verifica.
L’amara sorpresa. Il cliente ha ragione. C ha avuto una svista, un errore madornale.
Viene richiamato in direzione.
C è agitato. Si assume le piene responsabilità dell’accaduto. Non c’è modo di rimediare : l’articolo errato è in viaggio per il Sud America. C è avvilito.
Farlo rientrare costerebbe troppo. È più semplice riprodurre tutto quanto e rispedire al cliente il pezzo con umili scuse e forte sconto.
Però C sa anche prima di andare in produzione , la comanda viene controllata anche da altre persone ,almeno 2, e nessuno di questi si è accorto che c’era qualcosa che non quadrava. Anzi sono invece prontissimi a lavarsi le mani e a guardare C con aria accusatoria quando interpellati a loro volta dal titolare.
È C che ha sbagliato tutto. Punto.
Persone , e C lo sa, che anche loro fanno delle belle cappelle che costano soldi alla ditta.
Altro che danni da 1000 € ! ma la passano sempre liscia. Sono fra i “preferiti” del boss.
Questo manda fuori di zucca C. Ecco cosa si guadagna a essere onesti : inculate su inculate.
Oramai sempre più fuori di se alla luce di quest’ultimo avvenimento ritorna in direzione :
“Va bene” dice, “ la responsabilità è solo mia. L’azienda è danneggiata anche d’immagine e non posso più riparare il danno causato.
Ecco le dimissioni . Chi sbaglia paga. “ Ma è così alterato che le dimissioni le ha firmate in bianco.
Il boss pondera alcuni istanti . Apprezza l’onestà e il discorso molto onorevole di C.
Però gli è stato detto dal alcuni che C spesso fa errori, perché ha cali di concentrazione, si distrae . E questo non va bene. Qui si lavora e basta.
Anzi gli è anche stato detto che C quando si sposta da un ufficio all’altro cammina. Ma qui bisogna scattare, siamo al lavoro non in villeggiatura.
C ascolta basito questo ultime frasi e in cuor suo, amareggiato da come si stanno rivelando i suoi colleghi che spesso aiuta e rispetta, spera che il boss firmi.
È schifato. Tanto.
Ma non va così. Come dice la Legge di Murphy, può andare peggio.
Il boss sa che C ha da poco acceso un mutuo , che la moglie di C ha perso il lavoro nemmeno un anno addietro e anche se ora ha trovato un altro posto C ha passato momenti economici non facili. Non firmerà le dimissioni , perché non si può essere dopo tutto così crudeli.
D’altro canto il boss non le strappa nemmeno.
Le mette in cassaforte.
In cassaforte.
C rimane basito mentre il boss prende una pausa ad effetto prima di spiegare:
“Il prossimo errore che fai io le firmo e tu sei fuori. Evidentemente tu non farai mai più errori . Io ne sono convinto ed immagino anche tu”.
C si alza e ritorna al suo posto, nauseato.
Non ha nemmeno la forza per dire grazie al titolare.
Grazie di cosa ? Che lo tiene in azienda con un cappio al collo ?
Che se il titolare si sveglia male , le firma e lo lascia per strada ?
Grazie che deve diventare obbligatoriamente preciso come un automa?
Certo, non può fare più errori. D’altronde… siamo essere umani….o macchine ?

1 commento:

Anonimo ha detto...

via via!!!