20 giugno 2006

GRIGNA MERIDIONALE - Una Caporetto



Perchè lo faccio...
Perchè lo faccio...
Perchè lo faccio...
Venerdì , prendo accordi conun mio amico (che per ragioni di privacy chiamerò Ale), per andare a fare una camminata sulla Grigna.
Lui si deve preparare per un'escursione alla Capanna Margherita, il più alto rifugio d'Europa, sul Monte Rosa,
io per farmi il fiato in vista di altre escursioni programmate fra Orobie e Dolomiti, quest'estate.
Son ben predisposto e ho voglia di lasciarmi dietro la mezza disavventura sul Resegone.
Tanto sono carico che il Venerdì esco con Max a farmi due birre e torno alle 2:00 a casa (GIURO formalmente che ho bevuto solo 2 birre).
Fortunatamente il sabato mattina Ale ha da fare e quindi me la dormo fino alle 10:00 e scampo la solita levataccia alle 6:00.
Ci accordiamo di andare in moto, così abbiniamo alla camminata un bel giro sulle strade di montagna.
Il mio amico parte subito in quarta e va a pagare l'ICI alle Poste.
Dopo aver sbafato un panozzo ci avviamo e arriviamo ai Pian Dei Resinelli.
Subito una gaffe, in realtà si voleva salire la Grigna Settentrionale, che però il sentiero comincia da un altro paese.
Pazienza.
Ale mi dice che comunque c'è un sentiero fichissimo e ci incamminiamo di buona lena. Dopo 10Min. ci accorgiamo di aver cazziato il sentiero e si torna indietro.
Finalmente ritroviamo quello che porta al Rifiguio Rosalba.
Non bisogna farsi ingannare dal nome frivolo, in realtà il percorso è aspro e segnato EE ( Escursionisti Esperti).
Di norma ci vanno i rocciatori, perchè ci sono pareti interessanti su quel versante.
Imbraccio le racchette e comincio a macinare sul ritmo Bella Napoli , con un 20% di bradipo intorpidito.
Giustamente Ale comincia a spronarmi, ma a me viene , chissà perchè , da vomitare e ho una sete troia.
Vedo che sospetta che la sera prima mi sono spaccato la faccia a suon di birre.
Ah, che malizioso, 'sto bagai...
Dopo una mezzora si giunge alla parte delle ferrate, una zona asprissima con pareti inclinate e scoscese il cui unico modo di passarla ( a parte di essere rocciatori o esperti) è aggrapparsi alle catene e fare attenzione a dove mettere i piedi.
C'è anche un pezzo in cui ti arrampichi su una scala di ferro per incunearti in un passaggio fra due picchi di roccia, bellissimo.
Questo passaggio in semi scalata mi gasa.
Fatto sta che sbucando dal pertugio e scendendo una parte scoscesa per ritornare al sentiero raschio col culo sulla roccia e mi strappo i pantaloni per tutto il culo.
Fortunatamente indosso un paio di eleganti boxer neri e non degli splip pezzati o un perizoma leopardato.
Però incrociando gente mi assicuro sempre di girarmi dalla parte giusta. 'un ze sa mai...mi sento un pò un babbuino.
A metà percorso notifichiamo che siamo in ritardo di 30min sulla tabella di marcia pianificata.
è già metà pomeriggio e poi c'è pure da tornare giù (un paio d'ore almeno).
Bisogna darsi una mossa.
Difatti Ale zampetta come un muflone di vecchio corso, però io mi devo fermare perchè sto per vomitare.
Vado in paranoia perchè stare male a 1ora dal rifugio e 1.45h dal primo paese non è bellino.
Mi riprendo, e Ale torna indietro a vedere se percaso non sono stincato. Sentiva il richiamo delgi avvoltoi e degli sciacalli.
Con rammarico decidiamo di desistere. A me girano le palle perchè sto male e a lui perchè deve mollare a 45 min. dall'arrivo( è gia la seconda volta che deve mollare questo sentiero senza concluderlo).
Mi sento in colpa, lo ammetto.
Però dice il saggio , la montagna la possibilità te la da sempre. Mica scappa. E' li da millenni.
Se tu te la giochi male però, di possibilità non ne hai più...
Il ritorno va benino , però appena passata la parte delle ferrate ho un calo di zuccheri e le gambe mi tremano come avessi il morbo di Parkinson ( fanno giacomo giacomo, come direbbe mia nonna). Da un lato sono contento che non mi sia venuto mentre passavo le parti a strapiombo...
Fatto sta che è davvero penoso vedersi conciato così, in più letteralmente smutandato e con le mosche che mi ronzano attorno come se sentissero l'odore di carogna.
Vedo la luce in fondo al tunnel , Sant'Ambrogio in arrampicata e la Maria Vergine che segna i sentieri con la vernice rossa e bianca.
Non nascondo di aver avuto i lucciconi agli occhi dal nervoso .
Per concludere in bellezza cazziamo pure il sentiero di ritorno ci troviamo a più di un kilometro da dove abbiamo le moto.
Per fortuna un gruppetto di rocciatori ci vede affranti e ci da un passaggio in auto.
Giunto a casa ho solo voglia di farmi una doccia e vendere tutta la mia attrezzatura da trekking.
Mi dico che una cosa da masochisti, che ormai posso fare solo il sollevamento della pinta e altri sport da tavolo; che non ho il fisico (quando mai...) ect etc.
Ma non lo farò.
Non è così che ci si arrende.
Non è così che si vive.
Ho la testa di noce e in montagna ci ritorno, malgrado ora Ale mi chiami Giacomino.

2 commenti:

Mas ha detto...

mi fai sempre spaccare con sti racconti..
grande.

Anonimo ha detto...

:D